sabato 13 aprile 2019

Scrivere e raccontare è come rivivere...


Gli itinerari e gli avvenimenti del ’78 e dell’’82 li ho scovati nelle profondità, nei cunicoli, negli abissi della mia mente ed affiancati ad altri il cui ricordo era invece ben nitido, come vissuto di recente. Sono inseriti con un avvicendamento persuasivo e convincente, con una descrizione anche dettagliata la cui essenza e veridicità sono indiscutibili. Avrò sicuramente dimenticato qualche episodio o tassello e la cosa mi dispiace non poco; casomai il susseguirsi degli episodi potrà non essere scrupoloso e preciso e la cosa, invece, è un dettaglio insignificante ai fini della storia.

La fedeltà delle testimonianze è fuori discussione, e queste sono il frutto del lavoro di ricerca e scrittura al quale mi sono piacevolmente sottoposto. Intendo dire che redigere, tracciare, modificare, annotare, ricostruire avvenimenti, notizie, ricordi, dati, date e aneddoti è come salpare da un porto per una meta sconosciuta; quando la destinazione è nota, il tragitto è comunque suscettibile di cambiamenti, ricco d’incognite ed irto di difficoltà; ma, tappa dopo tappa, il percorso è portatore di sorprese e rivelatore d’indizi e notizie prima nascoste, rende visibili situazioni e particolari altrimenti oscuri.

Scavare e ispezionare in un buio impenetrabile poteva essere impresa vana e frustrante, ma l’abbandonarsi all’esercizio del racconto, oltre che eccitante, alla pari quasi del viaggio stesso, è risultato molto stimolante e produttivo, anche perchè in questo caso affiancato alla consultazione di materiale fotografico, mappe geografiche e qualche scarso e vecchio appunto. 

Scrivere, in effetti, ti mette in una vantaggiosa ed interessante posizione dalla quale domini gli eventi, oppure, vivendo la stessa esaltazione, i fatti, i periodi e la storia si sviluppano da soli con autorità, prepotenza e decisione.

Rimani sospeso per tutta la sua durata in una sorta di limbo privilegiato nel quale sei ansioso di riposizionarti al più presto per riprendere il filo momentaneamente interrotto, scavando lentamente e trovando le bellezze che non ti aspetti; affrettandoti a ricordare le giuste ma sfuggevoli parole prima che spariscano come la stella dietro le montagne; prendendo dallo scrigno gioielli inattesi da esibire; vivendo questa piacevole attesa, come lo è quella di un nuovo incontro con una donna affascinante. 

Col desiderio, inoltre, di esplorare e manipolare sensazioni e stati d’animo già vissuti o la curiosità di scoprire e poi rivelare meraviglie e bellezze insospettabili, mondi ed universi sconosciuti e imprevedibili.

Plasmare una storia, elaborarla e viverla in un manoscritto, ti devia dalle rotte conosciute, ti allontana dal consueto, ti porta fuori dalle strade battute. Inoltre ti fa volare sopra ogni cosa, portandoti ad uno stato di eccitazione che non s'interrompe ed insiste oltre i momenti della sola ed effettiva stesura. La magia e l’incantesimo perdurano e sopravvivono alla sua elaborazione.

È per l’appunto come intraprendere fisicamente un viaggio, dove più esso è distante e più l’ipnosi e l’estasi sono tangibili e si prolungano, ben al di là dal rientro nel porto originario.

Breve pillola dall'opera di Renato Demurtas "dal Baule del Viaggiatore," Sa Babbaiola Edizioni.


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