Gli itinerari e gli avvenimenti del ’78 e dell’’82 li ho scovati
nelle profondità, nei cunicoli, negli abissi della mia mente ed affiancati ad
altri il cui ricordo era invece ben nitido, come vissuto di recente. Sono
inseriti con un avvicendamento persuasivo e convincente, con una descrizione
anche dettagliata la cui essenza e veridicità sono indiscutibili. Avrò
sicuramente dimenticato qualche episodio o tassello e la cosa mi dispiace non
poco; casomai il susseguirsi degli episodi potrà non essere scrupoloso e
preciso e la cosa, invece, è un dettaglio insignificante ai fini della storia.
La fedeltà delle testimonianze è fuori discussione, e queste sono il
frutto del lavoro di ricerca e scrittura al quale mi sono piacevolmente
sottoposto. Intendo dire che redigere, tracciare, modificare, annotare,
ricostruire avvenimenti, notizie, ricordi, dati, date e aneddoti è come salpare
da un porto per una meta sconosciuta; quando la destinazione è nota, il
tragitto è comunque suscettibile di cambiamenti, ricco d’incognite ed irto di
difficoltà; ma, tappa dopo tappa, il percorso è portatore di sorprese e
rivelatore d’indizi e notizie prima nascoste, rende visibili situazioni e
particolari altrimenti oscuri.
Scavare e ispezionare in un buio impenetrabile poteva essere impresa
vana e frustrante, ma l’abbandonarsi all’esercizio del racconto, oltre che
eccitante, alla pari quasi del viaggio stesso, è risultato molto stimolante e
produttivo, anche perchè in questo caso affiancato alla consultazione di
materiale fotografico, mappe geografiche e qualche scarso e vecchio
appunto.
Scrivere, in effetti, ti mette in una vantaggiosa ed interessante posizione dalla quale domini gli eventi, oppure, vivendo la stessa esaltazione, i fatti, i periodi e la storia si sviluppano da soli con autorità, prepotenza e decisione.
Rimani sospeso per tutta la sua durata in una sorta di limbo
privilegiato nel quale sei ansioso di riposizionarti al più presto per
riprendere il filo momentaneamente interrotto, scavando lentamente e trovando
le bellezze che non ti aspetti; affrettandoti a ricordare le giuste ma
sfuggevoli parole prima che spariscano come la stella dietro le montagne; prendendo
dallo scrigno gioielli inattesi da esibire; vivendo questa piacevole attesa,
come lo è quella di un nuovo incontro con una donna affascinante.
Col desiderio, inoltre, di esplorare e manipolare sensazioni e stati d’animo già vissuti o la curiosità di scoprire e poi rivelare meraviglie e bellezze insospettabili, mondi ed universi sconosciuti e imprevedibili.
Plasmare una storia, elaborarla e viverla in un manoscritto, ti
devia dalle rotte conosciute, ti allontana dal consueto, ti porta fuori dalle
strade battute. Inoltre ti fa volare sopra ogni cosa, portandoti ad uno stato
di eccitazione che non s'interrompe ed insiste oltre i momenti della sola ed
effettiva stesura. La magia e l’incantesimo perdurano e sopravvivono alla sua
elaborazione.
È per l’appunto come intraprendere fisicamente un viaggio, dove più esso è distante e più l’ipnosi e l’estasi sono tangibili e si prolungano, ben al di là dal rientro nel porto originario.
Breve pillola dall'opera di Renato Demurtas "dal Baule del
Viaggiatore," Sa Babbaiola Edizioni.
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